Una storia d'amore costruita tutta entro i margini asfittici e insostenibili dei classici ruoli di genere, il maschio fedifrago per natura, la femmina petulante e paranoica
La scena è occupata dal disordine dei lavori in casa: scale, carriole, utensili da muratore, barattoli di vernice e accoglie Luca e Marta una coppia di innamorati. La piéce ci racconta con una anafora abbastanza elegante le conseguenze della sincerità di Luca che confessa di avere fatto sesso con la sua ex a Marta, perdendola irrimediabilmente, arrivando a concludere che in certi casi, per evitare conseguenze nefaste, sia meglio tacere da cui il titolo Zitto Effetti Retroattivi Di Sincerita' Malgestita.
Il testo è sbilanciato tutto a favore di Luca, non solamente per i suoi a parte rivolti al pubblico nei quali glossa i dialoghi con Marta secondo un gusto sessista, poco evidente ma non per questo meno presente, ma perché tutta la piéce è raccontata esclusivamente dal suo punto di vista dove lui è più vittima di Marta (per il carattere e le paranoie di lei) di quanto Marta non sia vittima di lui (che, dopotutto, ha commesso solamente un tradimento).
Queste dinamiche interpersonali e di coppia sono affrontate con una superficialità disarmante, non giustificata dal tono leggiero della commedia (ci sono commedie che sanno andare in profondità nelle questioni interpersonali, a sapere essere capaci di scriverle). In Zitto nessun portato sociale, politico e nemmeno etico viene mai nemmeno sfiorato tutto è ricondotto nell'alveo dei classici luoghi comuni (maschilisti) che vedono il maschio vittima della petulanza femminile (sic!). Non inserita in alcun contesto sociale (Luca e Marta lavorano? Sono disoccupati?) la stroia raccontata rimane tutta dentro gli argini del privato. Marta e Luca sono gli unici due superstiti di una tipologia di coppia ormai non più rappresentativa né efficace nemmeno come strumento narrativo.
L'idea della scena come metafora di una crisi del rapporto amoroso tra uomo e donna rimane inespressa perché la regia vi fa interagire i due personaggi solo dal versante naturalistico (una cazzuola da muratore diventa un telefono, la carriola un divano etc.) senza sviluppare il portato metaforico delle macerie che occupano la scena. Per farlo ci sarebbe voluto un testo meno incentrato a raccontare le ingiustizie subite dal maschio per mano femminile e, soprattutto, un testo non scritto da un uomo. La recitazione non eccelsa dei due interpreti (soprattutto Gianluca Musiu che interpreta Luca con un registro più da cabaret che naturalista) contribuisce a una sensazione generale di già visto o, meglio, di già sentito visto che si ratta essenzialmente di teatro di parola. Il pubblico, confortato dai luoghi comuni suoi ruoli di genere, confermati dal testo uno per uno, applaude soddisfatto.